
Un piatto, poi un altro,
posate e bicchieri, tovaglie che coprono tavoli.
La gente mangia.
Pranzo e Cena.
Passi svelti dentro scarpe vecchie e lucide.
Camicia bianca sotto un cravattino nero.
Neri i pantaloni.
Poca stoffa veste un uomo piccolo.
Occhi vispi.
Avanti e dietro tutta la vita,
il mondo assapora pietanze,
Alduccio le serve con un sorriso.
Ne è passato di tempo, è ancora qui.
Viso stanco, arnesi da lavoro le mani.
Solo camìce bianche in un armadio,
non c’è tempo per i colori di fuori.
Lontana è l’Italia, nemmeno la ricorda più.
Qualche parola.
Infanzia stretta dentro sillabe conservate con nostalgia.
Eco di casa lontana.
<< Sono italiano >> dice sempre,
ma un accento beffardo lo tradisce.
Abbassa la testa sui vassoi.
Riprende la marcia tra le sedie,
le bottiglie,
i dolci da servire.
Alduccio torna a casa.
Passi lenti.
Una stanza.
E’ buio.
Dalla finestra della piccola camera le luci della strada.
Gli illuminano il viso.
Gli occhi si perdono fuori,
nel freddo di un’altra notte tedesca.
Foto di Gaetano Massa